La Pezzata Rossa Italiana (P.R.I.) appartiene al gruppo di razze che fanno riferimento alla popolazione SIMMENTAL, numericamente fra le più numerose al mondo (oltre 40 milioni di animali). Motivo di questa sua diffusione è, principalmente, quello di essere una bovina eclettica in grado di produrre latte in buona quantità e grande qualità, particolarmente adatto alla produzione dei più rinomati formaggi; contemporaneamente, fornisce un reddito aggiuntivo non indifferente con la vendita
della carne.
Oltre a ciò, possiede una facilità di adattamento alle condizioni più disparate e spesso disagiate di conduzione che la rendono una bovina redditizia per ogni tipo di allevatore. Va sottolineato che circa l’80% degli allevamenti e il 65% delle bovine sono allevate in comprensori montani e collinari. Di recente anche grandi allevamenti della pianura stanno inserendo soggetti P.R.I. per la loro semplicità di gestione, dovuta principalmente ad un basso livello di consanguineità.
La Storia
La storia della Pezzata Rossa è caratterizzata da alcuni momenti importanti che ne hanno determinato l’indirizzo selettivo in risposta alle esigenze dei suoi allevatori.
Storicamente la “duplice attitudine latte-carne” ha rappresentato la tipologia d’animale in linea con la vocazione produttiva della sua zona d’origine, il Friuli, ed ha permesso la diffusione della razza in altre zone d’Italia dove spesso le condizioni d’allevamento sono difficili. Agli albori il bovino Pezzato Rosso era allevato per la triplice attitudine lavoro-carnelatte; stiamo parlando della seconda metà dell’800 quando nel Friuli e nelle aree limitrofe l’attività agricola era il principale impiego lavorativo.
Chi non poteva permettersi un cavallo, causa la struttura estremamente frammentata dei poderi, utilizzava per il lavoro nei campi questa razza, in origine denominata “Pezzata Rossa Friulana” (dal 1986, per effetto del D.P.R. n° 1134/86, “Pezzata Rossa Italiana” vista la diffusione in tutta Italia), che, per la notevole mole, era soprannominata “bue-cavallo”.
Questo animale si distingueva per rusticità, adattabilità e buona attitudine dinamica data da un forte sviluppo scheletrico e da articolazioni robuste. In questo modo gli allevatori disponevano di un potente mezzo da lavoro che garantiva una discreta quantità di latte e un vitello da ingrassare.
In particolare, verso la fine dell’800, su tutto il territorio friulano si diffusero le Latterie Turnarie, cooperative di allevatori nate con lo scopo di trasformare il latte prodotto dai loro soci. Ciò rese necessario il miglioramento dell’attitudine lattifera.
La Commissione Zootecnica della Provincia di Udine iniziò il miglioramento del bestiame locale introducendo prima tori “lodigiani” e “meranesi”, poi “friburghesi” ed infine nel 1884 tori provenienti dalla valle del fiume Simme in Svizzera, che nel frattempo stava definendo un tipo genetico che prese il nome dalla valle d’origine - quindi – Simmental.
Negli anni, la produttività aumentò a tal punto che iniziarono le prime esportazioni di vitelli per l’ingrasso verso Veneto e Toscana e i rifornimenti di carne alle città di Venezia e Trieste. Visto il notevole incremento nel numero di soggetti (circa 130.000), nel 1914 si decise di chiudere le immissioni di materiale genetico ed iniziare un lavoro di selezione autonomo col bestiame presente in Friuli.
La Ia Guerra Mondiale, che vide il Friuli interessato dagli scontri per tutta la sua durata, causò la perdita di gran parte del patrimonio bovino di questa razza (ne rimasero solo 23.000); si riaprirono allora le importazioni dalla Svizzera e si recuperarono altri animali da Lombardia e Toscana.
Già nel 1926 la razza poteva dirsi ricostituita, raggiungendo nuovamente una discreta omogeneità morfologica e produttiva; ripresero quindi le esportazioni verso Veneto e Toscana (fino a 50.000 vitelli l’anno) e si decise di rinunciare ad ulteriori importazioni ed incentivare l’attività di selezione locale anche grazie all’introduzione dei controlli funzionali per la produzione di latte e non solo.
Va ricordato che all’epoca l’attitudine dinamica rivestiva una notevole importanza, tanto che si misero in essere controlli funzionali proprio per questo carattere, e si determinò il fatto che gli animali Pezzati Rossi esprimevano una potenza di più di 2,5 Cavalli Vapore.
L’avvento della IIa Guerra Mondiale, a differenza della grande guerra, non intaccò sostanzialmente il patrimonio bovino Pezzato Rosso.
Terminato il conflitto, nel 1948 venne affrontato, nel 1° Convegno della Pezzata Rossa Friulana, l’ importante problema dell’obiettivo di selezione al quale indirizzare la razza.
La decisione si orientò verso un tipo genetico che migliorasse le produzioni di latte e carne, quindi verso la duplice attitudine.
Pochi anni più tardi nel 1956 venne istituita a Udine l’Associazione Nazionale Allevatori Pezzata Rossa Friulana (A.N.A.P.R.F.) con i compiti caratteristici delle nazionali di razza, ossia il miglioramento genetico di una razza, attraverso la tenuta del libro genealogico.